Mai gridare al lupo!

 Continuiamo a sentir parlare di lupi uccisi: negli ultimi giorni, a quanto sembra, nel Parco Nazionale d’Abruzzo. Ma bracconaggio, interventi estemporanei, azioni anche legittimate dagli enti locali sono tristemente abituali ai danni di questi animali magnifici, preziosi e sofferenti.
 Suggerisco di recuperare al volo un bellissimo film che in Italia non ebbe grande riscontro, ma più che mai attuale e importante.
 Diretto da Carrol Ballard nel 1983, prodotto dalla Disney,  Never cry wolf,  Mai gridare al lupo, è a metà fra la narrazione e il documentario. Charles Martin Smith veste i panni del biologo Farley Mowat (dalla cui omonima autobiografia pubblicata nel 1963 è tratta la pellicola) il quale fu inviato da solo e per un arco di sei mesi, l’intero autunno-inverno, nel Canada settentrionale, con l’incarico di studiare i lupi bianchi al tempo imputati di far strage dei branchi di caribù. 
 Ben presto Mowat, immerso nella struggente natura artica, scopre che il compito affidatogli dalle autorità altro non è altro che un pretesto per avallare la caccia ai lupi, con le cui code tra l’altro si guarniscono berretti di pelliccia, poiché essi non sono affatto responsabili dello sterminio dei grandi erbivori, sulla via dell’estinzione a causa di un’attività venatoria avida e sfrenata.
 Osservando da vicino una famiglia di lupi bianchi, di cui s’innamora, verifica tra l’altro la parsimonia con cui questi temuti predatori catturano, di quando in quando, un esemplare anziano, un giovane caribù debole o malato. Altrimenti, svernano nutrendosi perlopiù di piccoli roditori e senza eccessi. Per timore di non essere creduto, Mowat decide allora di dimostrare che un grande mammifero può sopravvivere alla stagione glaciale mangiando topi, e si sottopone alla stessa dieta. 
  Quando, al disgelo primaverile, la compagnia che l’ha incaricato dello studio torna a recuperarlo, egli ha tuttavia nel cuore una consapevolezza…

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