La volpe, il gatto, il lupo, ma le fiabe parlano di noi – da Repubblica sera

 ”I racconti di Mamma Oca” escono nel 1696 presso l’editore parigino Claude Barbin: sono undici indimenticabili fiabe – otto in prosa e tre in versi – firmate da Charles Perrault, che le ha raccolte dall’antica tradizione orale popolare. Le protagoniste sono perlopiù dolci fanciulle imbambolate alle prese con invidie e malefici, da Cenerentola alla Bella Addormentata nel Bosco, fino all’eroina di Barbablù che deve vedersela con un antesignano dei serial killer.  Ma le vere personalità della serie sono appannaggio degli animali. Il lupo di Cappuccetto Rosso è un grande seduttore, e a prescindere dalla metafora tanto ben descritta dal celebre psicoanalista Bruno Bettelheim – il momento della maturità sessuale nell’incontro della pre-adolescente con il maschio – la sua ombra oscura ogni figura umana. Anche il Gatto con gli Stivali è un tipo brillante, molto più del giovanotto che se lo ritrova in eredità: il terzo figlio di un mugnaio, decorativo e inetto, il quale solo appurate le straordinarie caratteristiche del felino ringrazierà la sorte. Questi infatti, sconfitto con l’astuzia un orco, lo spaccia come il marchese di Carabas e riesce a maritarlo con la figlia del re. Siamo già distanti alcuni secoli dai precetti morali delle favole di Esopo, come “La volpe e l’uva”, “La formica e la cicala”, o la sfida fra la lepre e la tartaruga: belle, sagge, severe.  

Se nei sogni, come alcuni sostengono, gli animali rappresentano la nostra parte istintuale, nelle fiabe rivestono perlopiù una funzione simbolica, parlano di noi. Le pretestuose ragioni con cui il lupo di Fedro attacca briga con l’agnello e se lo mangia, in poche righe descrivono la natura dei prepotenti.

Pelle d’Asino fu integrata da Perrault nei Racconti di Mamma Oca nel 1697: qui un animale viene sacrificato, ma involontariamente, e servirà a trasformare e salvare la protagonista. Per sfuggire alle ossessioni incestuose del re padre rimasto vedovo, il quale ha promesso alla moglie morente di non risposarsi se non con una donna più bella di lei, non sono sufficienti richieste all’apparenza impossibili: abiti color dell’aria, della luna, del tempo. Persuasa che il padre non acconsentirà mai, la principessa chiede allora la pelle di un asino fatato che al posto di sterco depone sulla lettiera oro e diamanti: le viene subito recapitata. Avvolta nella sua pelle non le rimane che fuggire, non più donna ma bestia, finché qualcuno non sopraggiunga a liberarla.

Fra la fine dell’800 e l’inizio del 900 Joseph Rudyard Kipling, che ha trascorso l’infanzia in India e conosce l’Africa, scrive magnificamente di animali di ogni specie. “Il libro della Giungla” è la sua raccolta di racconti più celebre, dalle storie di Mowgli, il ragazzo cresciuto dai lupi, fino alla lotta senza quartiere combattuta dalla mangusta indiana  Rikki-Tikki-Tavi nel bagno del bungalow a Segowlee, per difendere una famiglia inglese e in particolare il piccolo Teddy dagli agguati dei cobra Nag e Nagaina.

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