Le vecchie lobby a caccia e il governo sta a guardare – da Repubblica sera

 Il fatto in sé che quest’anno, invocando lo slittamento anziché la solita preapertura della stagione di caccia, associazioni animaliste e ambientaliste abbiano dovuto rivolgere vani appelli al ministro Clini, depositare esposti e denunce contro le regioni, mostra appieno l’avvilente inadeguatezza dei nostri governanti. Si tratti di tecnici di passaggio o di politici professionali, è inqualificabile la sistematica viltà con cui le responsabilità  venatorie vengono demandate agli enti locali, lo scaricabarile riguardo un tema che si fa passare come affare di pochi e invece interessa la devastazione della natura e gli interessi dei fabbricanti di armi.
  Secondo la Coldiretti, a causa degli incendi (6.200 roghi contati al 20 agosto dal Corpo Forestale dello Stato) quest’anno in Italia, nei boschi e nelle campagne,sono morti14 milioni di animali: mammiferi, uccelli, rettili, insetti, oltre alla distruzione dei loro habitat. Sono arse immense faggete, foreste di querce e di castagni, ma allo stesso tempo la siccità ha prosciugato e spaccato la terra, mietuto tante altre vittime anche fra pesci e anfibi che abitavano i laghi e corsi d’acqua, perlopiù oggi sotto il “dmv”, ovvero il deflusso minimo vitale. Ma questo, per i nostri ministri, deputati, senatori, assessori, sindaci e consiglieri, sembra non contare affatto. Il territorio che muore, le specie che scompaiono, sono quisquilie rispetto ai voti sul territorio di una piccola lobby vecchia e fanatica e, a quanto pare, agli interessi legati a un’industria tutt’altro che encomiabile.
 Anche questi signori tecnici, francamente, proseguono lungo la peggiore tradizione che rinvia la necessità di urgentissime strategie ambientali. Non si vede infatti come si possa sperare di risollevare le sorti di questo Paese senza tutelarne il clima, la natura, la bellezza, la salubrità, la vivibilità. Proteggere gli animali è una parte essenziale di tale percorso: purtroppo siamo nelle mani di una classe politica vecchia, arretrata, dannosissima, di cui dobbiamo augurarci il provvidenziale ricambio.

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