Hanno salvato il cinghiale che giocava con i gatti

 La sua amicizia per gli uomini gli sarebbe costata la vita: così alla vigilia dell’apertura della caccia al cinghiale in Sardegna, la famiglia Demartis si è separata dal cucciolo di suino selvatico capace di conquistare tutta la spiaggia, in favore di una casa sicura…
http://www.repubblica.it/ambiente/2012/10/31/news/hanno_salvato_il_cinghiale_che_giocava_con_i_gatti-45682339/?ref=HREC2-12

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4 risposte a Hanno salvato il cinghiale che giocava con i gatti

  1. Marco Zaccaroni scrive:

    La storia che racconta è molto bella e il video piacevole e divertente. Non concordo con le conclusioni sulla caccia perchè i cinghiali non è che vengono accusati di fare danni all’agricoltura, ma semplicemente li fanno. ed è vero che sono stati immessi in passato e che in alcuni luoghi lo sono ancora (in toscana non è possibile fare ripopolamenti di cinghiale legalmente, le amministrazioni locali sono contrarie) ma le popolazioni ad oggi si espandono naturalmente senza bisogno di ulteriori ripopolamenti, e le garantisco che gli agricoltori se potessero li farebbero eradicare ovunque. il problema dei danni da cinghiale è reale e non possiamo attaccarci alla sacrosanta verità che se non ci fossero state massicce immissioni ora avremmo meno problemi, ma questa è la situazione attuale e bisogna agire con soluzioni efficaci. io parlo di eradicazione e controllo delle popolazioni, altri parlano di stragi, bagni di sangue o massacri, dipende dalla sensibilità e dalla visione di ciò che chiamiamo natura.

    • margdam scrive:

      Legali o illegali, i ripopolamenti in Italia continuano, non solo a fronte di una popolazione in straordinario esubero – grazie appunto ai ripopolamenti – ma anche alle razze scelte per l’attività venatoria e il commercio della carne di cinghiale. In molte regioni infatti hanno quasi completamente preso piede i grandi suini importati dall’Est, a danno dei piccoli esemplari autoctoni. In ogni caso, gli agricoltori e le amministrazioni locali potrebbero intanto ottenere il divieto dei ripopolamenti, ovunque: severo e immediato. Così, indubitabilmente, la popolazione si ridurrebbe. Quanto al “controllo della natura”, temo che sia una contraddizione in termini considerarlo naturale. In natura nessuno eradica, alleva, ripopola, spara: è una visione che avrà certamente altre motivazioni forti, ma non direi quella della naturalità.

      • Marco Zaccaroni scrive:

        Non sono stato molto prolisso nell’ultimo concetto che ho espresso e quindi forse non molto chiaro, ma non parlavo di controllo della natura ma di controllo di una popolazione. Controllo della natura in effetti sarebbe un concetto molto antropocentrico, qualcosa che mi ricorda le agghiaccianti lezioni di catechismo subite da ragazzo.
        la derattizzazione di un quartiere è controllo di una popolazione ma non la definirei controllo della natura, e se lo faccio allora tutto è controllo della natura, ogni mia azione che ha inevitabilmente conseguenze con qualcosa di vivo che mi circonda.
        quando parlo di visione della natura intendo dire che non ritengo sbagliato abbattere un animale di per sé, ma possono essere sbagliate le ragioni per cui quell’animale viene abbattuto. se un prelievo venatorio è sostenibile in relazione alla dinamica di popolazione di una certa specie e tenendo conto del valore che questa specie ha all’interno dell’ecosistema in cui vive, io lo potrei ritenere eticamente accettabile (per la mia etica). Considero l’emotività un elemento negativo nelle valutazioni di ciò che è giusto o sbagliato, e sulla caccia si ragiona molto “di pancia” da entrambe le parti. Detto questo quel cinghialino è proprio simpatico e gli auguro una lunghissima vita insieme agli animali che preferisce (uomo compreso). forse con una marca auricolare colorata e ben visibile in caso di fuga si potrebbe salvare, previa sensibilizzazione del mondo venatorio locale, forse. a volte scopriamo un lato umano del mondo venatorio inaspettato e sorprendente, a volte no.

        • margdam scrive:

          E’ proprio il lato umano che non mi convince. Anche il controllo della natura è un concetto antropocentrico, se ci riflette, dal momento che quel controllo – se non sbaglio – lei lo affiderebbe all’uomo, armato di veleni o di fucile. Quel qualcosa di vivo che la circonda, in realtà, è QUALCUNO di vivo che la circonda. Un individuo, desideroso di vivere quanto lei, ancorché meno invasivamente attrezzato. Pensa sinceramente che una squadra di cinghialai noterebbe a distanza una marca auricolare, o risparmierebbe un animale per questo? Ha mai visto la fotografia dell’iniziazione di uno di questi signori – il volto immerso nello stomaco eviscerato di un cinghiale appena ucciso? Il cinghialino le è simpatico perché ha avuto modo di vederlo da vicino, evidentemente anche lei è una persona sensibile: ma come lui sono simpatici e intelligentissimi anche tanti altri cinghialini che vengono uccisi in modo terribile, dopo lunghi e angosciosi inseguimenti, con dispiego di forze e spaventosa violenza. Quel cinghialino così socievole, forse, era frutto di un ripopolamento. Difficile infatti che i selvatici si avvicinino così spontaneamente alle persone. Le sembra che animali così siano qualcosa di differente da bersagli viventi? Detto questo, posto il mio totale disaccordo verso la caccia, attività che ritengo orribile, penso che esistano comunque cacciatori rispettosi delle regole e perlomeno antichi conoscitori del territorio, molti altri – sospetto la maggior parte – sparatori della domenica e novelli rambo. Comunque grazie per aver apprezzato la storia del piccolo cinghiale sardo, e buone cose.

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