Cavalli, campioni a rischio se l’unica regola è vincere – da Repubblica sera
Difficile scovare qualcuno che nell’immaginario comune continui ad avere più doveri e meno diritti del cavallo. Lavoro, gare, carne: da lui pretendiamo tutto. L’equino atleta poi, in assenza di legislazione precisa, è sottomesso alla sola regola sportiva, visto che oltretutto le associazioni zoofile ne deprecano l’impiego agonistico e ben di rado entrano nel merito con competenza. Ma allora, chi lo difende? Se nelle scuderie private, nei circoli, purtroppo nessuno controlla, almeno le competizioni dovrebbero garantire i loro protagonisti.
Venerdì scorso, al Concorso ippico internazionale di Piazza di Siena, l’irlandese Shane Sweetnam vince la gara di potenza – una prova obsoleta e pericolosa – in sella al grigio Traffic Boy. Se l’aggiudica per un soffio: il cavallo è molto stanco e appena si riceve senza errori dal muro di oltre due metri s’inginocchia a terra. Il cavaliere cade, ma entrambi hanno già oltrepassato la cellula fotoelettrica del traguardo, e scampano la squalifica. Sweetnam potrebbe accontentarsi. Invece, c’è in palio un superpremio di 50mila euro, qualora superi di nuovo il muro, alzato a m 2.30. Shane non si fa scrupoli, nessuno lo ferma: spaventato, dolorante, Traffic Boy sfonda tutto, e per fortuna non accade di peggio. “Per noi il cavallo non è mai caduto: stabiliamo che è così solo quando il collo o il posteriore aderiscono al suolo,” dice Emilio Roncoroni, presidente della giuria dello Csio, spiegando che la sofferenza dell’animale si ravvisa solo da regolamento e non con il buon senso, attraverso alcuni parametri: “Vessazioni molto prolungate, ferite visibili, collo flesso oltre 10 minuti”. Peccato che un percorso duri appena un minuto o due. Politiche cieche al benessere degli animali non sono affatto estranee anche alla grave crisi che ha colpito gli ambienti ippici, incapaci di rinnovarsi in linea con i tempi e una nuova sensibilità.





“Ma voi, uomini d’oggi, da quale follia e da quale assillo siete spronati ad aver sete di sangue, voi che disponete del necessario con una tale sovrabbondanza?”, scrisse Plutarco in uno dei suoi Moralia poco meno di duemila anni fa. Eppure oggi gli animali terrestri di allevamento (i pesci raddoppierebbero il totale) destinati alla macellazione si quantificano in 70 miliardi, di cui 55 sono polli. Da loro, derivano ogni anno 280 milioni di tonnellate di carne. 


