Da Nonna Quercia al Pino di Garibaldi gli alberi millenari che rischiano di sparire
E’ la plurisecolare Nonna Quercia di Castelvetro Piacentino – venti metri di altezza, quattro la circonferenza del tronco e trentacinque il diametro della chioma – il simbolo dell’opposizione di migliaia di cittadini alla realizzazione del terzo ponte sul Po, bretella destinata a compromettere centinaia di ettari incontaminati. Dal tentativo di rialzare l’antica Quercia delle Cento Pecore di Scorrano, piegata da una tempesta nel 2008, prese corpo la rete di giovani del Salento in battaglia contro eolico e fotovoltaico a terra, mentre a Roma, l’anno seguente, un intero quartiere lottò per la Quercia del Quadraro, uccisa da scavi abusivi. Eppure i nostri alberi, persino quei patriarchi monumentali, grandiosi, così più a lungo di noi testimoni della Storia, non sono protetti che da insufficienti norme locali. A dicembre, finito il Governo, si è arenato un progetto di legge nazionale (già approvato in Senato) sulla tutela di alberi monumentali e verde urbano. “Urge una normativa unitaria… 





“Ma voi, uomini d’oggi, da quale follia e da quale assillo siete spronati ad aver sete di sangue, voi che disponete del necessario con una tale sovrabbondanza?”, scrisse Plutarco in uno dei suoi Moralia poco meno di duemila anni fa. Eppure oggi gli animali terrestri di allevamento (i pesci raddoppierebbero il totale) destinati alla macellazione si quantificano in 70 miliardi, di cui 55 sono polli. Da loro, derivano ogni anno 280 milioni di tonnellate di carne. 



mi viene da piangere per l’indifferenza verso questi testimoni della storia