Papa Francesco, gli animali e quell’antico filo rosso che unisce la Chiesa e le altre specie

  La scelta del nome, la rinuncia alle bordure di ermellino, le parole sul rispetto del Creato e sulla vocazione di custodire tanta bellezza, persino la carezza alla labrador Asià, in questi giorni hanno lasciato sperare agli amanti degli animali che papa Francesco si riveli portavoce di un nuovo atteggiamento della Chiesa verso le altre specie. 
  “A tutte le fiere della terra, a tutti i volatili del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è l’alito di vita io do come nutrimento le erbe verdi. E così avvenne” dice la Genesi (1,30) e pure (2,15): “Iahve  prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino dell’Eden perché lo coltivasse e lo custodisse”…
http://www.repubblica.it/esteri/2013/03/22/news/il_papa_e_gli_animali-54943906/?ref=HREC1-11

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2 risposte a Papa Francesco, gli animali e quell’antico filo rosso che unisce la Chiesa e le altre specie

  1. claudio scrive:

    Bello. Tutti noi che amiamo gli animali lo speriamo, anche perché un filone “amico degli animali” è sempre esistito nella Chiesa, fin dai tempi di Paolo di Tarso: «La creatura stessa sarà liberata dalla servitù della corruzione, per avere parte alla libertà della gloria dei figli di Dio» – Rm, 8, 21.
    Francamente, di questo antropocentrismo non se ne può più: senza gli animali non riusciremmo a sopravvivere ( enon solo per motivi alimentari) e ancora vogliamo essere i più forti, all’apice del creato?
    Una sola cosa però: nel triste capitolo dei “processi agli animali” i lupi (come gli orsi) non venivano mai portati in giudizio, perché si riconosceva che, in fondo, facevano il loro mestiere di lupi, come ci spiega Giordano da Pisa, contemporaneo dei fatti del lupo di Gubbio: «Sì come adiviene de le bestie: perché uno leone o uno lupo uccidesse uno omo, non pecca, e non è degno di forche; però che non può fare altro, ch’è mosso a quella opera non da suo arbitrio, ma da la sua natura. Ben è vero che oltre mmonte s’impiccano i lupi, quando uccidessero alcuna persona; ma di verità quello non si fa per li lupi principalmente, ché già sarebbe una schernie e una stultìa grande; ma fassi pur per gli uomini principalmente, acciò che i malfattori temano più: veggendo fare quello a le bestie, è segno che non sarà perdonato a llui».
    Processare gli animali, nel medioevo, in fondo poteva anche essere un segno di riconoscimento dei loro diritti, per quanto paradossale e disgustoso possa sembrare. In America oggi i cani vengono ammazzati solo per aver morso qualcuno: http://www.animallaw.info/articles/arus9animall97.htm
    Grazie e scusa per l’intrusione.

    • margdam scrive:

      Quale intrusione grazie e in particolare sull’antropocentrismo non potrei essere più d’accordo. Dici bene, senza gli animali noi non vivremmo e non perché li sfruttiamo, ma per tutto quello che sono e significano

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