Viaggio nel Mar dei Sargassi la nurserie di tutte le anguille – da Repubblica sera

Quando pensiamo agli animali viaggiatori, di solito, per prima cosa ci vengono in mente gli uccelli e le loro incredibili migrazioni, rese sempre più difficili dagli stravolgimenti climatici e dai nostri infausti interventi sul pianeta. Laddove infatti i deserti si allargano, la cementificazione, la distruzione delle aree naturali, l’inquinamento, la caccia, hanno reso impraticabili, se non distrutto, la maggior parte delle aree di sosta indispensabili, per esempio, a molti piccoli esemplari che dall’Africa risalgono in primavera il nostro Continente per riprodursi. Benché i rondoni riescano addirittura a dormire in volo, i minuscoli luì, 8 grammi per 10 centimetri, riescano a battere le ali anche 50-60 volte al secondo per 12 ore consecutive, e altri uccelli viaggino di notte per orientarsi con le stelle ed evitare i predatori, queste imprese già in sé eccezionali stanno diventando sempre più proibitive.
Ma non sono solo gli uccelli a spostarsi, da soli o, perlopiù, in gruppo. Migrano le balene, i caribù: rettili, anfibi, mammiferi, pesci. E se qualcuno considera il capitone una pietanza, parla di uno dei più misteriosi viaggiatori del pianeta. Platone menzionò le anguille a proposito dell’inabissamento di Atlantide, secondo Aristotele esse si riproducevano per generazione spontanea. Anche Plinio ne scrisse, ritenendo che si moltiplicassero attraverso i pezzi di pelle sparsi sulle rocce contro cui solevano sfregarsi. Fra il 1875 e il 1902 alcuni scienziati austriaci (a un gruppo di studio collaborò il giovane Sigmund Freud) e poi l’italiano G.B. Grassi, si convinsero infine che fra le anguille avviene una normale fecondazione eterosessuale. Questa ha luogo, tuttavia, solo nel Mar dei Sargassi. Fra le Isole Bermuda e le Antille, è il posto dove tutte le anguille del mondo si danno convegno. Lì depongono le loro larve, che a loro volta, nella forma di minuscoli e trasparenti leptocefali (a forma di foglia) per tre anni e 8.000 km viaggeranno verso oriente, fino a raggiungere le coste europee. Nella primavera del quarto anno, in prossimità delle foci continentali, le giovani anguille assumono le serpentine e definitive sembianze, continuando a crescere lungo la risalita dei fiumi. Una volta adulte giungeranno anche a laghi isolati, percorrendo all’occasione falde acquifere sotterranee o persino strisciando per prati umidi. I maschi a quel punto arrivano a misurare 50 cm di lunghezza; le femmine anche 150 per 6 kg di peso. Nell’acqua dolce le anguille vivono da animali notturni e riservati. Ma verso i 12 anni, nel mezzo di una notte d’estate, un richiamo udibile solo a loro suona imperioso ed esse si rimettono in viaggio. Questa volta occorrerà appena un anno e mezzo per riscendere agli estuari e alle foci, superare lo Stretto di Sicilia, attraversare Gibilterra e lasciarsi alle spalle le Colonne d’Ercole. Dal Mar dei Sargassi, una volta deposte le uova, le anguille non faranno più ritorno.

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